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Stai anni con un boro perché sei fascia e te piacciono i bori (e pure tu sei abbastanza coatta), lo spalleggi nelle sue uscite più maciste e ti vanti pure che non c'è conflitto tra i suoi commenti da bar-sport e la tua funzione pubblica, poi quando lui diventa palesemente impresentabile (perché oltre che boro è anche un po' coglione e non ha capito la nuova situazione) solo allora lo scarichi con un comunicato sui social dove dici che non devi rendere conto a nessuno perchè so’ cose tue private e sibili minacce a chi ti ha ricattata con la goccia cinese, un cosa del tipo “so chi sei e dove abiti, t’aspetto de fori e te sfondo il culo coi  sanpietrini, altro che goccia cinese”. Che poi questi temibili nemici sarebbero gli stessi alleati tuoi di sempre, quelli proprio fedelissimi,  il cui giochetto della goccia cinese ti andava benissimo ma solo se lo facevano con giornalisti e magistrati scomodi a te.

E non parliamo di quanto ci hai potuto rompere i coglioni con la storia della bimba, la sua pesca riconciliante e di tuuutta le pippe in difesa della famiglia tradizionale di 'sto cazzo. 

Ma non finisce qui: siccome siamo pur sempre un paese meraviglioso e non ci facciamo mancare niente, in mezzo a un gran casino internazionale appena detonato con stragi di innocenti mandate su Tik Tok, noi in Italia ci si balocca intorno a questo tuo sfanculamento, a lui che si tocca il pacco, al suo bel ciuffo, alle colleghe molestate e pure al tipo che l’ha sputtanato (che si spaccia per libero pensatore ma in realtà sta a libro paga degli eredi del padrone uguale uguale a tutti gli altri cani arrabbiati). 

Insomma tutta 'sta paccottiglia diventa il centro del centro del chiacchiericcio nazional popolare e succede pure che, tra i vari pensatori che si sentono in dovere di dire la loro, ci sono anche degli storditi di sinistra che dicono: daje, brava, rivoluzionario, proprio un gesto di femminismo inconsapevole.  

Oh, ma che davero davero? femminismo inconsapevole?! ma siamo a 'sto punto? tutte quelle ore passate a guardare BIM BUM BAM invece che a giocare in strada con la palla di stracci v'hanno formattato il cervello?! Ma  allora rivalutiamo subito la cristallina figura di Chanel di Gomorra, la nuova Rosa Luxemburg di Pigna Secca!


LGBTQ Plus Plus


Roma, verso piazza Esedra, primo pomeriggio, concentramento del Roma Pride. Sole che picchia. Gran odore di ascellame.

Dove mi giro vedo mucchi e mucchi di ragazz*, sempre più ammassat*, tutt* molto content*. Ce n’è di ogni: magr*, alt*, larg*, bass*, alt*, bell*, brutt*, aggressiv*, remissiv*, spegiudicat*, timid*, palestrat*, panzon*, selleron*, nan*, qualche vecchia carampana, molti tromboni e dei boomer tipo me. Passa Alessandro Capriccioli da solo, poi Rocco Casalino che fende la folla a grandi passi, lui e la sua immacolata camicia.

In molti si stanno dando appuntamento alla statua di Wojtyla: "sto qua sotto al papa, me vedi?" e così anche l'austero censore dell'est viene allegramente cooptato alla causa LGBTQ+ .  

Pochi gli slogan, rarissimi gli incazzati, solo qualche cartello sull'ironico. Da un megafono montato su un camioncino si sente la voce di una donna che urla i suoi traumi, non ha molta presa: sono tutti impegnati in altro, specie a guardarsi intorno ("oh, ma hai visto cos*?") o ad abbracciarsi in carrambate  ("anvedi chi ce sta!.."). E in effeti qui alla partenza è' come una festa-scudetto ma senza le gincane di motorini, i bandieroni, le trombe assordanti. Una specie di sfilata di cosplayer ma a bassa intensità con molte coppie vestite in modo simile, molto festose, pronte a darsi due bacetti alla prima occasione buona. Una occasione è quando gli faccio una foto: si mettono subito in posa e come gli dico "vabbe' dai più naturale" lo fanno con buona disposizione e alla fine mi ringraziano pure. Mai successo.  

In mezzo a questo via vai, ci distinguiamo solo in due: io con la mia camicia da impiegato del catasto e uno che sembra la macchietta dell'integralista islamico: camicione di tela blu, pantaloni larghi stessa tonalità, zuccotto bianco, ciavattacce e barba lunga (rivedendo le foto non ci sono né ciavattacce e nè zuccotto, mi ricordavo più lo stereotipo). Lui non è certo un cosplayer. Lo fotografo mentre riprende col telefonino tutto quel fluttuare di sise, cosce e panze.  Fa l'espressione severa, a me sembra solo ottusa. Deve essere il suo senso del dovere di cronaca: raccontare agli amici della bolla pro-life musulmana a che punto siamo arrivati qui in occidente con tutto questo nudismo. In compenso non se lo fila nessuno: neanche lo vedono, come trasparente o facente parte dell'arredo urbano.  

Eppure il gran barbone invece del telefonino potrebbe tirare fuori una pistola e sparare al primo che gli capita, tipo me, che occupo parecchio del suo campo visivo e sono anche abbastanza lento a reagire. Questo pensiero paranoide mi si concretizza meglio una settimana dopo quando arriva la notizia che a Vienna hanno arrestato tre ragazzini: pianificavano di presentarsi al Pride armati di tutto punto per guadagnarsi in anticipo le vergini promesse dall'altissimo. La Polizei se li è bevuti in tempo, li seguivano già da un po’ e per fortuna questi nell'esaltazione sono spesso anche abbastanza ciarlieri e fregnoni.  

In ogni caso la raccomandazione per il prossimo Pride è fare attenzione ai camion delle bande musicali: ce ne sono una trentina, attraversano la folla a due all'ora ma tendenzialmente non frenano. Quello della Mucca Assassina mi liscia di poco ma gli ero però ballonzolato davanti più e più volte. "Non è un caso se si chiama assassina questa mucca!.." dico ad una ragazza tanto per fare una bella battuta, quella ride molto, forse troppo: sono veramente molto inclusivi qui al Roma Pride 2023!  

Qui le foto che ho fatto

Futura

Futura è un film documentario sui "giovani d'oggi", una cosa alla Comizi d'amore, di quel genere con un intervistatore che fa domande a ragazz* di tutti i tipi.
Io non l'ho ancora finito, anzi ne ho visto pochissimo, ma lo riprendo sicuramente, in ogni caso segnalo al minuto 5:00 (più o meno) c'è un'intervista particolare a delle studentesse di una scuola per estetiste di qualche sprofondo campano.

Per prime iniziano a parlare un paio di loro che fanno discorsi sul convenzionale ("il mio sogno", "in Italia non c'è futuro" e cose del genere), poi però le altre prendono coraggio e li sviluppano meglio, fino a quando non interviene una ragazza bionda, forse straniera, direi lesbica, che sta accanto ad un'altra ma col velo islamico, apparentemente ortogonali tra loro.

Si arriva così a parlare di amore, libertà di essere se stessi, di essere accettati per come si è e di come il giudizio degli altri ti possa peggiorare. Una ragazza lesbica col piercing, una del magreb col velo, quelle di Afragola, Marcianise o chi sa dove, tutte che formulano idee di sorellanza universale, strette in un prato che sembra un mezzo monnezzarone, col loro camice della scuola da estetiste e con le macchine dietro che ti passano a duecento all'ora (tanto per citare il poeta locale).

Al minuto 7:10 circa, per come si guardano le due ragazze, per quello che dicono, per come le altre le aiutano a dirlo, c'è il bello di questi film documentario che, se si riesce a superare il panico iniziale di buttare la tua esistenza a guardare il nulla, zampillano di momenti di vita così inattesi e assurdi che sarebbero improponibili e falsi se trasferiti in un film di invenzione.
Non perdete quindi i primi dieci minuti di "Futura" diretto da Pietro Marcello, Francesco Munzi, Alice Rohrwacher (Italia 2021).